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25 Ottobre 2018 By Associazione Cuore Vivo

Bevande zuccherate: effetti negativi sul metabolismo

Bevande zuccherate: effetti negativi sul metabolismo

Il senso di benessere che segue l’aver sorseggiato una bibita zuccherata potrebbe essere accompagnato da un altro effetto non così piacevole come l’impennata energetica. Uno studio australiano del Baker Heart e Diabetes Institute di Melbourne, pubblicato su Clinical Nutrition, mostra infatti gli effetti metabolici dannosi sulle persone in sovrappeso e obese che consumano regolarmente bibite analcoliche zuccherate e restano sedute per lunghi periodi.

I ricercatori, guidati dalla specialista in gestione del diabete e di malattie cardiovascolari Bronwyn Kingwell, hanno misurato gli effetti dannosi sul metabolismo del glucosio e dei lipidi, studiando adulti e giovani obesi in un contesto di real life in cui consumavano fino a 750 ml di bevande tra i pasti ogni giorno e con lunghi periodi seduti o comunque inattivi.

I risultati mostrano come il consumo abituale di bevande analcoliche, combinato con lunghi periodi di comportamento sedentario, possa avviare i giovani adulti sulla strada delle gravi malattie cardiometaboliche come fegato grasso, diabete di tipo 2 e disturbi cardiaci. Sebbene la maggior parte degli studi fino ad oggi si sia concentrata sulla relazione tra consumo di bevande analcoliche e obesità, la gran quantità di zuccheri aggiunti in tali bevande ha altri effetti oltre l’aumento di peso.

La responsabile della ricerca Bronwyn Kingwell, che dirige il Laboratorio di fisiologia metabolica e vascolare dell’Istituto, spiega che gli effetti metabolici acuti del consumo di bibite e di inattività fisica identificate in questo studio sono motivo di preoccupazione. “Mentre le malattie legate allo stile di vita come l’obesità aumentano rapidamente e le bevande zuccherate diventano la maggior fonte di zuccheri aggiunti nella dieta, è necessario comprendere l’impatto sulla salute e determinare strategie di prevenzione e di intervento”, scrive.

Allo studio hanno partecipato 28 adulti in sovrappeso o obesi di età compresa tra 19 e 30 anni, consumatori abituali di soft drink. Hanno partecipato a due esperimenti separati in giorni diversi, bevendo bibite analcoliche in uno e acqua nell’altro, sia a metà mattina che a metà pomeriggio, durante un periodo di 7 ore. La combinazione di soft drink e lunghi periodi seduti ha significativamente aumentato il glucosio e l’insulina, riducendo i trigliceridi e gli acidi grassi circolanti, indici di una significativa soppressione del metabolismo dei grassi, in particolare nei maschi

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25 Ottobre 2018 By Associazione Cuore Vivo

Stress? Tienilo alla larga con frutta e verdura crude

Le crudités allontanano lo stress. A suggerirlo è uno studio condotto dall’Università di Otago, in Nuova Zelanda e pubblicato su Frontiers in Psychology, che ha analizzato i benefici che apporta all’organismo il consumo di frutta e verdura crude rispetto a quelle trasformate e quindi cotte, essiccate o in scatola. La regola vale soprattutto per carote, banane, mele, verdure a foglia verde scure come spinaci, pompelmi, lattuga, agrumi, bacche fresche, cetrioli e kiwi.

Secondo Tamlin Conner, docente di psicologia tra gli autori dello studio, le campagne sulla salute pubblica si sono sempre concentrate sugli aspetti quantitativi di frutta e verdura, ma non su come vengono preparati e consumati. Secondo lo studio la cottura e la lavorazione di frutta e verdura diminuiscono i livelli di nutrienti limitando un funzionamento emozionale ottimale.

E questo è stato provato dallo studio delle intervista ad oltre 400 giovani della Nuova Zelanda e degli Stati Uniti tra i 18 e i 25 anni; una fascia di età scelta dove si registra in genere il più basso consumo di frutta e verdura di tutte le età ma anche un alto rischio di disturbi mentali.

E’ emerso che i giovani che mangiavano frutta e verdura crude dimostravano un grado di soddisfazione e una salute psichica migliori di quelli che, invece, mangiavano gli stessi cibi lavorati. Secondo lo studio la cottura in alcuni casi potenzia l’efficacia di alcuni nutrienti ma in altri, invece, riduce i benefici di sostanze idrosolubili sensibili al calore come la vitamina C e B

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25 Ottobre 2018 By Associazione Cuore Vivo

Sindrome del cuore infranto, questa (quasi) sconosciuta

I pazienti con la sindrome di Takotsubo (TTS), anche nota come “sindrome del cuore infranto”, devono essere attentamente monitorati per quanto riguarda mortalità e morbidità.

Lo studio

I ricercatori della NYU School of Medicine, di New York. hanno identificato pazienti con diagnosi di sindrome di Takotsubo o infarto del miocardio acuto (AMI) tra il 2010 e il 2014 e hanno confrontato gli esiti per quel che riguardava tassi di ricoveri e cause di riammissioni ospedaliere a 30 giorni. In totale, 25.540 pazienti ricoverati per sindrome di Takotsubo hanno soddisfatto tutti i criteri di inclusione dello studio, tra cui la conferma della diagnosi mediante angiografia coronarica e il fatto di non aver ricevuto rivascolarizzazione coronarica percutanea o chirurgica.
Alla fine del campionamento, i ricercatori hanno preso in considerazione 61.412 ricoveri per sindrome di Takotsubo a livello nazionale. Nello stesso periodo, quasi tre milioni e mezzo di pazienti sono stati ricoverati per AMI. I pazienti con TTS erano più giovani, con un’età media di 66 anni, erano più spesso donne e presentavano maggiori probabilità di avere una storia di depressione, psicosi, abuso di alcool o droghe, ipotiroidismo, artrite reumatoide e malattia vascolare del collagene, oltre che malattia polmonare cronica, rispetto ai pazienti con AMI. Al contrario, i pazienti con sindrome di Takotsubo avevano meno probabilità di avere fattori di rischio cardiovascolare rispetto a chi veniva colpito da AMI.

I risultati

La mortalità durante il ricovero è stata più bassa in caso di sindrome di Takotsubo che di AMI, 2,3% rispetto a 10,2%. Mentre lo shock cardiogenico si è verificato con la stessa frequenza in entrambi i gruppi, 5,7%. Tra i sopravvissuti con TTS, 7.132 pazienti, pari all’11,9%, sono stati ricoverati di nuovo entro 30 giorni e la mortalità associata al secondo ricovero si è attestata al 3,5%. La più comune causa di riammissione dopo TTS, nel 10,6% dei casi, è stata l’insufficienza cardiaca. Per questo, “un accurato follow-up dei pazienti con sindrome di Takotsubo potrebbe evitare nuovi ricoveri”, sottolineano gli autori.

I commenti

“La TTS si presenta in genere con segni e sintomi di infarto, tra cui ischemia ed elevati valori di biomarkers cardiaci nel sangue”, spiega Reynolds della NYU School of Medicine . “È fondamentale escludere l’infarto del miocardio dovuto a rottura della placca prima di fare la diagnosi. Sebbene la sindrome di Takotsubo sia spesso definita sindrome del cuore infranto proprio per il riconoscimento dell’associazione con i fattori di stress emotivo, appena un terzo dei pazienti con la sindrome riferisce fattori di stress emotivo come fattore scatenante”.
“Il test definitivo che aiuta nella diagnosi è la caratteristica forma del ventricolo sinistro alla cateterizzazione cardiaca”, aggiunge Holly Andersen, cardiologo al NewYork- Cornell Medicine, non coinvolto nello studio. “La maggior parte delle pareti delle camere cardiache sono gonfie, non si muovono bene e le coronarie non hanno grossi blocchi”, conclude l’esperto, secondo il quale i risultati della ricerca non sono una sorpresa e la sindrome di Takotsubo resta sotto-riconosciuta e sotto-diagnosticata.

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25 Ottobre 2018 By Associazione Cuore Vivo

Prevenzione cardiovascolare, è utile l’ECG sull’orologio?

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La Food & Drug Administration, l’ente regolatorio per i farmaci statunitense, in tempi eccezionalmente brevi ha dato la sua approvazione ufficiale a due app utilizzabili sui nuovi modelli di Apple Watch, i dispositivi da polso che oltre ad ora e telefono, sono in grado di fornire una serie di dati sullo stato di salute di chi li indossa.

La Apple, un’azienda che, vale la pena di ricordarlo, è in grado di influenzare abitudini e comportamenti di milioni di persone, sembra puntare molto sulle applicazioni che riguardano la gestione della salute con questo dispositivo portatile. Nella comunicazione ufficiale si parla soprattutto di benessere e cura della persona, ma gli ultimi sviluppi tecnologici entrano con decisione in un campo molto più medicale.

Una delle due nuove app approvate dall’ FDA consente una lettura dell’elettrocardiogramma (ECG) in 30 secondi e fornisce un monitoraggio del battito cardiaco. Le registrazioni sono memorizzate in un file PDF che può essere condiviso con i medici. Inoltre, l’Apple Watch avvisa l’utente se rileva un ritmo irregolare e se la frequenza cardiaca va oltre o scende al di sotto di una certa soglia.

La seconda app utilizza un accelerometro e un giroscopio in grado di rilevare una caduta improvvisa. Quando si accorge della caduta l’orologio avvisa l’utente e se rileva l’immobilità per 60 secondi dopo l’avviso, chiama automaticamente i servizi di emergenza, comunicando la posizione.

Strumenti utili o fonte di allarmi ingiustificati?

Sulle potenzialità di questi strumenti i primi pareri comparsi sulla stampa medica americana sono discordanti. Secondo alcuni si tratta di strumenti sicuramenti utili alla prevenzione e alla presa di coscienza del proprio stato di salute, secondo altri, invece, possono favorire sovradiagnosi o comunque fornire dati non affidabili.

Ivor J. Benjamin, presidente dell’American Heart Association, l’associazione dei cardiologi americani, ha detto che la possibilità avere un ECG al di fuori degli ambulatori è un progresso fondamentale, specialmente in patologie come la fibrillazione atriale. Benjamin pensa che le nuove funzionalità sulla salute del cuore di Apple, hanno “un grande potenziale” nella prevenzione di ictus, insufficienza cardiaca e altri problemi di salute.

Eric Topol, editorialista dello Scripps Research Institute, La Jolla, California, pensa invece che la funzione ECG dell’Apple Watch possa aumentare la possibilità di falsi positivi, per esempio rilevando molti casi di irregolarità del ritmo a basso rischio, che non devono essere trattate.

La possibilità di diagnosi affrettate o errate viene sottolineata anche da altri commentatori, c’è però un generale accordo sul fatto che la diffusione di questi strumenti e la conseguente raccolta di dati di fornirà indicazioni utili per lo studio delle aritmie e delle loro complicanze.

John Mandrola, elettrofisiologo del Baptist Health, Louisville, Kentucky fa notare che le nuove appforniscono dati simili a sistemi per il monitoraggio a distanza già ampiamente utilizzati e che i nuovi dispositivi nel tempo potrebbero sostituire altre apparecchiature meno maneggevoli e più costose, come ad esempio gli holter.

Le precisazioni della FDA

La FDA nella sua lettera di autorizzazione precisa che l’app ECG non è raccomandata per pazienti con diagnosi di fibrillazione atriale e per persone al di sotto dei 22 anni d’età.

Inoltre, la rilevazione di caratteristiche irregolari del battito cardiaco “non devono essere intese come segni di fibrillazione atriale e l’assenza di queste caratteristiche non va intesa come assenza di patologia. Questi dati devono essere utilizzati solo come indicazioni utili per le opportune verifiche sulla eventuale presenza di una fibrillazione”. L’FDA rileva inoltre che i dati vengono acquisiti solo quando l’utente è fermo e che la app non “va considerata un sostituto dei metodi tradizionali di diagnosi o trattamento”.

Una serie di precisazioni che sono destinate più alla classe medica che all’utente finale. Rimane quindi aperta la vera incognita, quale sarà l’impatto sugli utenti di una tecnologia che permette di avere al polso uno strumento per un monitoraggio cardiaco in continuo? Saranno informazioni utili per scegliere uno stile di vita più sano o genereranno una serie di esami e visite inutili?

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25 Ottobre 2018 By Associazione Cuore Vivo

Tè freddo vs tè caldo: il primo fa bruciare più calorie

Amanti del tè approfittate di questi giorni di caldo prima che arrivi l’inverno per fare il pieno di tè freddo: questo infatti farebbe bruciare più calorie di quello caldo. Ad essere arrivati a questa conclusione sono stati i ricercatori dell’Università di Friburgo che hanno cercato di capire quale fosse la temperatura perfetta per portare i maggiori effetti sulla perdita di peso. Lo studio è stato pubblicato su Frontiers in Physiology.

Gli studiosi svizzeri hanno posto alla loro attenzione il tè di Yerba Mate, molto popolare in Sud America e ricco di caffeina. I partecipanti allo studio hanno bevuto 500 millilitri di questo infuso, non zuccherato, sia a 3 sia a 55 gradi di temperatura. Durante i 90 minuti successivi all’ingestione del tè, sono state misurate molte variabili, tra cui la pressione sanguigna, la frequenza cardiaca, il flusso sanguigno pompato dal cuore, il consumo di ossigeno e l’ossidazione dei grassi.

Questi dati sono stati poi confrontati con le stesse variabili misurate durante la mezz’ora prima dell’ingestione del tè. E’ grazie a questo confronto che è stato dimostrato come la spesa energetica sia circa due volte superiore con un tè freddo (+ 8,3%), rispetto a quella con il tè caldo (+ 3,7%). Inoltre, il tè freddo favorisce l’ossidazione dei grassi e diminuisce il carico metabolico del cuore

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