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31 Luglio 2018 By Associazione Cuore Vivo

Cosa mangiare in estate? I consigli degli esperti ai più piccoli

Tra chi è già partito e chi invece sta aspettando con ansia quel giorno, in tanti si stanno preparando ad accogliere l’estate. I più piccoli sono quelli che già da tempo si godono questo periodo dell’anno tra bagni in piscina e passeggiate nella natura, ma anche qualche strappo alla regola sul fronte alimentare. E così non sono pochi i bimbi che rischiano di tornare sui banchi di scuola con qualche chilo di troppo. Cosa fare, dunque, per trascorrere i mesi estivi all’insegna della sana e corretta alimentazione? E quali, invece, i cibi da evitare? In aiuto arriva il decalogo degli esperti della Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (SIPPS), consigli su quali alimenti devono trovare posto in tavola per un corretto sviluppo dei più piccoli.

“La prima regola è mangiare sano, con attenzione soprattutto alla varietà nei tipi di verdure e di pesce, su cui le famiglie italiane sono un po’ carenti, e adottare alcuni accorgimenti, come quello di consumare i pasti in famiglia e coinvolgere i figli nella spesa e nella preparazione dei cibi”.

Gli esperti, inoltre, si soffermano sulla piramide alimentare, modello di corretta distribuzione dei nutrienti nella dieta, anche e soprattutto nel periodo estivo. “Insieme con i cereali ed con un’adeguata assunzione di acqua la frutta e la verdura costituiscono le basi della piramide alimentare. Se ne devono assumere ogni giorno e 2-3 volte al giorno, scegliendo frutta e verdura fresca di stagione che vanno consumate con la buccia, che fornisce fibra, e a pezzi, a morsi perché ciò contribuisce ad aumentare il senso di sazietà. “Ogni giorno – conclude il Presidente Di Mauro – bisogna introdurre una quota di calcio pari a quanto raccomandato per età del bambino, che si ottiene assumendo latte e latticini: dal latte parzialmente scremato allo yogurt naturale con l’aggiunta di frutta fresca, fino ai formaggi freschi”.

Vediamo ora nello specifico il decalogo a cui fare riferimento

Acqua: Portatene tanta, soprattutto se con voi ci sono bambini, se avete deciso di passare molte ore in spiaggia o fuori casa e se la giornata si presenta calda e umida. L’acqua disseta anche più se in una bottiglia da un litro e mezzo si aggiunge il succo di mezzo limone poiché i sali minerali reintegrano quelli persi con il sudore. Il giorno prima potete mettere nel congelatore alcune bottigliette che serviranno a tenere fredde le bevande nel frigo portatile.

Bevande zuccherate: Meglio evitare l’aranciata o la bibita a base di cola, poiché poco dissetanti per la loro alta concentrazione di zucchero. Inoltre, la caffeina contenuta nelle bibite gusto cola, oltre a non essere indicata per i bambini, può provocare disidratazione, pericolosa per chi vuole trascorrere giornate sotto il sole.

The: No a quelli confezionati, troppo ricchi di zucchero e, quindi, di calorie. Il the è un’ottima bevanda che con i suoi flavonoidi ci protegge dai danni dei radicali liberi. Potete prepararlo voi addolcendolo con poco zucchero e tanto succo di limone. C’è anche il the verde, ricchissimo di antiossidanti e con un gusto così delicato che di solito non ha bisogno di essere zuccherato.

Succhi di frutta: Possono diventare un buono spuntino di emergenza, ma non sono comunque sostituti della frutta, unica con il suo contenuto in fibra e il suo alto potere saziante, o dell’acqua perché, pur contenendo vitamine, sono ricchi di zuccheri che rendono queste bevande poco dissetanti ma iperglicemizzanti. In ogni caso, se proprio dovete usarli, scegliete sempre quelli senza zuccheri aggiunti!

Frutta: Decisamente sì, ottima sia come spuntino che a fine pasto. L’estate ce ne offre moltissima: pesche, albicocche, melone, anguria, prugne, susine, pere, fichi, fichi d’india, ciliegie e uva. Ricca di acqua, vitamine, minerali, fibra e fitonutrienti, la frutta non ha controindicazioni.

Pranzo: Evitate piatti elaborati come pasta al forno o timballi, spesso ricchi di grassi che rallentano la digestione e creano sensazione di pesantezza. Un panino può diventare un buon pasto. Scegliete pane fresco e non condito e riempitelo di tanta verdura (pomodori, insalata, verdure grigliate) e qualche fetta di prosciutto o arrosto di tacchino o mozzarella o uovo sodo.

Riso: Un ottimo piatto può essere la classica insalata di riso. Il riso è ricco di amido, un tipo di carboidrato molto digeribile. Usate il riso parboiled che non scuoce e mantiene i chicchi ben separati. Questo vi eviterà di utilizzare molto l’olio. Potete usare i condimenti già pronti ma all’acqua, oppure verdure fresche come i pomodori.

Verdure: Non è comodo né igienico portarsi da casa verdure cotte o insalate. Una valida alternativa possono essere ortaggi come cetrioli, da sbucciare sul momento, o finocchi. Sono ricchi di acqua e di potassio con pochissime calorie. Ottimi come spuntino o da mangiare durante il pranzo.

Secondi: Se nelle vostre insalate di riso o di pasta avete aggiunto del tonno, o del prosciutto, o del formaggio, avete preparato dei piatti unici, che oltre ai carboidrati forniscono anche proteine. Un secondo sarebbe di troppo. Evitate carne panata fritta come può essere quella confezionata, ma anche quella fatta in casa, poiché troppo ricca di grassi. Anche le frittate sono sconsigliate in spiaggia. Pur essendo comode da portare fuori casa, le uova richiedono infatti una lunga digestione.

Divertimento: Giocate insieme ai vostri figli o fate sì che i vostri piccoli non si annoino. Oltre a nuotare, a fare castelli di sabbia ci sono tanti giochi che si possono fare in spiaggia ma anche in montagna. Dove è possibile si può giocare a pallone o a racchette e, perché no? Una bella partita a bocce non ha mai stancato nessuno!

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26 Luglio 2018 By Associazione Cuore Vivo

Chi mangia sano a 30 anni sarà più in forma a 60

Chi desidera arrivare in forma e in salute ad un’età avanzata, dovrebbe sapere che si può fare solo iniziando a mangiare sano già dai 30 anni. In altri termini, fare buone scelte dietetiche da giovani adulti, introducendo nell’alimentazione più frutta, verdura e cereali integrali può infatti essere un vantaggio. A suggerirlo i risultati di uno studio guidato dall’Università di Southampton, pubblicato su The Journals of Gerontology: Series A.

Gli studiosi hanno preso in esame i dati sulle abitudini relative alla dieta di 969 persone nel Regno Unito, il cui stile di vita è stato monitorato sin dalla nascita, nel marzo 1946. Sono state utilizzate le informazioni raccolte in quattro momenti diversi della vita adulta (tra i 36 e i 60-64 anni),esaminando  la dieta in età diverse e altre misure standard di funzione fisica a 60-64 anni (velocità nell’alzarsi dalla sedia, equilibrio, capacità di alzarsi, camminare per tre metri, tornare indietro e sedersi nuovamente).

Dall’incrocio dei dati  è emerso che coloro che in età adulta hanno mangiato più frutta, verdura e cereali integrali e meno alimenti molto trasformati, hanno  fatto meglio nelle tre prove di funzione fisica in età avanzata. Inoltre, lo studio ha evidenziato una migliore prestazione in due misure (velocità nell’alzarsi dalla sedia ed equilibrio) tra i partecipanti la cui qualità della dieta è migliorata durante l’età adulta.

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26 Luglio 2018 By Associazione Cuore Vivo

Cuore e psiche: un legame imprescindibile

Per prevenire e curare la cardiopatia ischemica, che è la prima causa di morte nei paesi occidentali e di cui l’infarto è la più temibile manifestazione, non bastano solo medicine e interventi; è insostituibile anche una terapia psicologica integrata. Il legame emerge dagli studi internazionali raccolti nel libro “Psycotherapy for Ischemic Heart Disease”, a cura di AdrianaRoncella, cardiologa interventista e psicoterapeuta, e di Christian Pristipino, cardiologo interventista e presidente della Associazione Italiana di Medicina e Sanità Sistemica.

Il volume propone nuovi modelli di cura integrata tra psicologia e cardiologia, già stati sperimentati in diverse strutture ospedaliere. Il volume contiene contributi, tra gli altri, di Silvio Garattini e di Roberto Latini dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri e di Viola Vaccarino, della Emory University di Atlanta. “Il rapporto tra cuore e psiche è conosciuto. La cosa nuova è che le terapie psicologiche non sono di supporto esterno, ma sono intrecciate strettamente con la terapia medica – ha detto Pristipino – Il cuore e il cervello, spiegano gli esperti, si influenzano reciprocamente: lo stress psico-emotivo precipita l’ischemia miocardica fino al 90% dei casi, innesca l’infarto nel 20% dei casi. D’altra parte, spesso una malattia cardiaca può far cadere in depressione”.

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26 Luglio 2018 By Associazione Cuore Vivo

Spinaci, tacchino, salmone e cereali: ecco il menù antistress

Siete alla ricerca di una cena antistress? Un pasto ideale dopo una giornata particolarmente pesante che vi ha guastato anche l’umore? Ebbene l’avete trovata! Dagli spinaci al cioccolato rigorosamente fondente, passando per tacchino, salmone e zuppa di cereali integrali: ecco i cinque cibi antistress da mettere nel piatto quando si desidera rilassarsi mangiando. Infatti, sono ormai numerosi gli studi scientifici che provano gli effetti antistress di certi cibi, specie quelli che contengono ‘serotonina’ (la molecola del buon umore) o molecole affini, ‘dopamina’, la ‘molecola del piacere’ e sostanze che riducono nell’organismo la concentrazione dell’ormone principale dello stress – il cortisolo.
Il menù degli esperti
Si può cominciare il pasto con un buon contorno di verdura o insalata a foglia verde.Ottimi gli spinaci che contengono ‘folato’ (una vitamina del gruppo B), che l’organismo utilizza per produrre la molecola del piacere, la dopamina, spiega Heather Mangieri della Academy of Nutrition and Dietetics statunitense in un’intervista sul magazine Health.

Come secondo va bene una porzione di tacchino che contiene una quantità apprezzabile di ‘triptofano’, la molecola precursore dell’ormone del buon umore, la serotonina. Uno studio pubblicato sul Journal of Psychiatry and Neuroscience mostra che un grammo di triptofano tre volte al giorno riduce l’aggressività, l’irritabilità e la propensione alla lite e calma. Ottimo anche un secondo di pesce, prediligendo i pesci grassi come tonno o salmone, ricchi di grassi omega-3 che in uno studio sulla rivista Brain, Behaviour and Immunity si sono dimostrati capaci di ridurre del 20% i livelli di ansia di un gruppo di individui.

Come primo si può scegliere un piatto di cereali integrali, pane o pasta o ancora meglio avena: il loro segreto è favorire la produzione di serotonina.

Infine c’è spazio anche per un dessert: sì a cioccolato fondente che abbassa i livelli di cortisolo e con i suoi antiossidanti aiuta a rilassare le pareti dei vasi sanguigni riducendo la pressione del sangue. Alla fine di questo pasto, di certo, lo stress di una giornata pesante risulterà alleviato.

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26 Luglio 2018 By Associazione Cuore Vivo

L’infarto da cocaina

Tra il 6 e il 12% della popolazione italiana concentrata nelle grandi città fa uso di cocaina. Questo, secondo le stime, è strettamente correlato all’aumento delle malattie legato all’apparato cardiovascolare ed in particolar modo all’infarto. A rivelarlo è statoAndrea Frustaci, professore aggregato di Cardiologia Cellulare e Molecolare all’Università Sapienza di Roma, nel corso della seconda giornata del Terzo Congresso Sic (Società italiana cardiologia) – Anmco (Associazione nazionale medici cardiologi ospedalieri) di Lecce. L’evento organizzato da c.labmeeting ha visto la partecipazione di 250 addetti ai lavori tra medici e infermieri provenienti da Puglia e Basilicata.

Nella sessione dedicata a “Malattie cardiache da droga“, è emerso “il dato estremamente allarmante e incontrovertibile del costante aumento di malattie cardiache determinate dall’uso di cocaina e altre sostanze stupefacenti. Si tratta di nuove malattie sociali – afferma Andrea Frustaci – in continuo aumento ma che rappresentano un problema ancora sottostimato. L’uso massiccio di questo tipo di droghe nella popolazione italiana è emerso da recenti analisi dei metaboliti da cocaina nelle acque di drenaggio delle fognature – ha spiegato Frustaci – e noi medici lo rileviamo sempre più di frequente, sia attraverso le analisi del sangue e quelle biochimiche delle urine e dei capelli dei pazienti sospetti, (i metaboliti permangono nel sangue almeno per una settimana e nei capelli, per chi ne fa uso cronico, per molti mesi) che attraverso indagini più approfondite. La biopsia cardiaca consente, infatti – ha aggiunto – di identificare sul cuore del consumatore di cocaina lesioni fortemente sospette”.

Stando a quanto emerso nel convegno, risulta però ancora molto difficile per i medici rilevare in maniera rapida quali pazienti fanno uso di questi stupefacenti, perché generalmente chi si presenta lamentando disturbi attinenti al sistema cardiovascolare (pressione alta, angina, aritmia, ischemia miocardica, infarto) nega di essere un abituale assuntore di droghe. L’atteggiamento dei pazienti che nascondono l’assunzione di droga o di altre sostanze stupefacenti “può essere molto controproducente, anche perché – è emerso nel convegno – le cardiopatie determinate da cocaina necessitano di un tipo di trattamento differenziale rispetto a quelle determinate da altre cause, e addirittura l’utilizzo di certi farmaci può essere controindicato”.

Inoltre l’aumento dei decessi per infarto tra i giovani, secondo gli esperti, “è direttamente collegato all’aumento del consumo di determinati additivi. Rilevanti – ha sottolineato Frustaci – sono anche i danni che l’uso di tutte le droghe che agiscono sul sistema nervoso, come la cocaina, ecstasy e crac, determina nell’organismo con morte neuronale, cerebrale e riduzione di capacità cognitive importanti”. In tale situazione emerge prepotente la necessità di una formazione più specifica dei medici italiani, come ha sottolineato Frustaci: “La preparazione del cardiologo, del medico e soprattutto del medico del Pronto soccorso – ha detto – deve includere anche la considerazione che stanno emergendo nuove patologie sociali. La malattia cardiaca da cocaina è appunto una di queste. Attualmente non c’è ancora un’adeguata formazione nel settore e bisogna cercare di colmare queste lacune, perché l’uso delle sostanze tossiche è un fenomeno in aumento, ancora poco manifestato dai pazienti – a causa di una reticenza morale – e ha una sequela di eventi che possono essere non facilmente predicibili e necessita di un tipo di trattamento differenziale rispetto ad altri”.

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