Le associazioni osservate tra l’obesità e il consumo di alimenti dietetici hanno scatenato polemiche sul fatto che i dolcificanti possano promuovere l’aumento di peso, nonostante un apporto di energia trascurabile. Una recente revisione sistematica ci fornisce una panoramica delle ipotesi e delle evidenze in merito all’effetto dell’uso di edulcoranti sull’appetito e la perdita di peso.
Sono 40 le revisioni incluse, solo cinque pubblicazioni sono revisioni sistematiche; altre nove hanno presentato alcuni approcci sistematici, mentre 26 recensioni non hanno descritto i criteri per la selezione o la valutazione degli studi primari.
Oltre agli studi osservazionali, l’evidenza primaria presentata negli esseri umani è dominata da piccoli studi con un follow-up breve considerato insufficiente per valutare il cambiamento di peso. Mancano revisioni sistematiche di studi sugli animali in questa area tematica.
Gli studi primari sugli esseri umani sembrano essere disponibili per l’esplorazione sistematica di alcune ipotesi, ma gli studi sperimentali a lungo termine sugli esseri umani appaiono scarsi.
I ricercatori quindi esprimono la necessità di indagare gli effetti fisiologici diretti di ciascun dolcificante slegandolo dai possibili aspetti comportamentali: la scelta deliberata di prodotti “light” a basso apporto energetico può portare a un possibile “effetto di licenza” ovvero come giustificazione a “sgarrare” di più come ricompensa a sé stessi.
Una recente revisione sistematica ha esaminato se l’etichettatura di alimenti, bevande e prodotti del tabacco con la dicitura “bassa”, “leggera”, “dietetica”, “ridotta” o “zero” potrebbe portare a cambiamenti nei modelli e nei comportamenti, ma ha trovato solo pochi studi.
Il possibile effetto di licenza di prodotti con dolcificanti può essere ipoteticamente abbastanza forte da neutralizzare il loro uso per il controllo del peso negli individui e nelle popolazioni.