“Abbiamo trattamenti efficaci e, teoricamente, il 90-95% dei pazienti dovrebbe avere la pressione sanguigna sotto controllo, ma in realtà solo il 15-20% raggiunge i livelli consigliati. Le linee guida 2018 puntano a migliorare questi bassi tassi di controllo della pressione arteriosa introducendo una strategia di trattamento semplice e più facile da seguire.”
Così Giuseppe Mancia, presidente della Fondazione della Società Europea dell’Ipertensione (ESH) e portavoce della task force che ha elaborato il nuovo documento, sintetizza gli obiettivi delle nuove linee guida sull’ipertensionepresentate al congresso della Società Europea di Cardiologia (ESC 2018), in corso a Monaco di Baviera.
La presentazione delle nuove linee guida sull’ipertensione è stato uno degli eventi più seguiti di questo grande appuntamento internazionale. L’approccio all’ipertensione, infatti, è uno dei grandi temi della medicina e delle politiche sanitarie in tutto il mondo.
Si calcola che a livello planetario più di un miliardo di persone abbia livelli pressori troppo alti, che costituiscono un fattore di rischio per insufficienza cardiaca, fibrillazione atriale, malattia renale cronica, arteriopatie periferiche e declino cognitivo.
L’ipertensione arteriosa colpisce fino al 60% delle persone di età superiore ai 60 anni ed è la principale causa globale di morte prematura, con circa 10 milioni di morti nel 2015, di cui 4,9 milioni dovuti a cardiopatia ischemica e 3,5 milioni a causa di ictus.
La principale novità delle nuove linee guida riguarda il primo approccio terapeutico al paziente iperteso. A differenza dell’edizione precedente, che consigliava di partire con un farmaco a cui aggiungere un secondo in caso di insuccesso, ora si raccomanda una terapia iniziale con due farmaci in una singola pillola, per facilitare la “compliance” del paziente.
Alla base di questa nuova strategia c’è la cosiddetta “inerzia del medico”, ossia la ridotta propensione ad aggiornare la terapia anche se poco efficace, a cui si aggiunge la scarsa aderenza terapeutica dei pazienti, che faticano ad assumere più medicinali, il risultato è un trattamento che non raggiunge gli obiettivi nell’80% dei casi.
Una pillola che contiene due o, se necessario, tre farmaci, secondo gli estensori delle nuove linee guida, potrebbe “trasformare i tassi di controllo della pressione sanguigna”.
Le nuove linee guida sull’ipertensione rivedono anche le soglie di trattamento, raccomandando l’uso di farmaci anche in pazienti che finora venivano solo invitati a cambiare stile di vita, ossia quelli con ipertensione di grado I° medio-basso (140-159/90-99 mm Hg), con pressione arteriosa normale alta (130-139/85-89 mm Hg).
Un’altra importante novità i target di pressione per i pazienti di tutte le età, che in questa nuova edizione sono inferiori rispetto alle linee guida precedenti. Gli obiettivi di pressione sistolica sono ora 120-129 mm Hg per i pazienti sotto i 65 anni di età e 130-139 mm Hg per i pazienti di età superiore ai 65 anni, tenendo conto della tollerabilità del trattamento, del grado di indipendenza e della fragilità dei pazienti e delle co-morbilità.
Una pressione sanguigna inferiore a 120 mm Hg viene invece sconsigliata per qualsiasi paziente, poiché il rischio di danno supera i potenziali benefici.