Il miele manuka potrebbe essere il segreto per mantenere i tubi flessibili in uso negli ospedali liberi da contaminazioni batteriche. Ciò suggerisce che anche se fortemente diluito questo tipo di miele possa limitare attività e crescita batterica su qualsiasi superficie, compresa la plastica.
E’ stata dimostrata la creazione e la crescita di biofilm su dispositivi medici, e questo fenomeno potrebbe creare reservoir batterici e causare infezioni. Essi sono particolarmente rischiosi nei pazienti portatori di cateteri urinari, in quanto essi di solito permangono per lunghi periodi di tempo. Ne deriva che il loro impiego, che interessa un paziente su 4, sia associato a frequenti complicazioni, come infiammazioni ed infezioni.
Il miele viene impiegato da secoli come rimedio per la salute, ma alcune recenti ricerche suggeriscono che esso possa avere proprietà antibatteriche ed antinfiammatorie. Il miele manuka si produce in Australia e Nuova Zelanda, e proviene da api che impollinano gli alberi manuka locali. Esso è altamente viscoso, e vi sono prove del fatto che sia stato impiegato in passato per trattare ferite infette.
Diversi studi suggeriscono che il miele manuka sia efficace anche se impiegato su ferite aperte ed ulcere degli arti inferiori, ed è utile anche nel combattere infezioni e promuovere la guarigione. Una ricerca congiunta delle Università di Southampton e Portsmouth, effettuata in laboratorio, ha dimostrato che il miele diluito rappresenta un agente potenzialmente utile per ridurre la formazione di biofilm su dispositivi interni in plastica come i cateteri urinari, probabilmente mediante l’uso periodico di un agente per il lavaggio.
Il paziente, peraltro, potrebbe anche trarre beneficio dalle proprietà antinfiammatorie del miele, che sono generalmente più forti nei mieli scuri, come il manuka. Un altro fattore importante consiste nel fatto che l’uso del miele eliminerebbe probabilmente il problema della resistenza agli antibiotici. Questi dati comunque provengono da osservazioni su situazioni di laboratorio, e sono necessarie ulteriori ricerche per verificarne la riproducibilità in ambito clinico. (J Clin Pathol online 2016, pubblicato il 27/9)