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26 Luglio 2018 By Associazione Cuore Vivo

Chi mangia sano a 30 anni sarà più in forma a 60

Chi desidera arrivare in forma e in salute ad un’età avanzata, dovrebbe sapere che si può fare solo iniziando a mangiare sano già dai 30 anni. In altri termini, fare buone scelte dietetiche da giovani adulti, introducendo nell’alimentazione più frutta, verdura e cereali integrali può infatti essere un vantaggio. A suggerirlo i risultati di uno studio guidato dall’Università di Southampton, pubblicato su The Journals of Gerontology: Series A.

Gli studiosi hanno preso in esame i dati sulle abitudini relative alla dieta di 969 persone nel Regno Unito, il cui stile di vita è stato monitorato sin dalla nascita, nel marzo 1946. Sono state utilizzate le informazioni raccolte in quattro momenti diversi della vita adulta (tra i 36 e i 60-64 anni),esaminando  la dieta in età diverse e altre misure standard di funzione fisica a 60-64 anni (velocità nell’alzarsi dalla sedia, equilibrio, capacità di alzarsi, camminare per tre metri, tornare indietro e sedersi nuovamente).

Dall’incrocio dei dati  è emerso che coloro che in età adulta hanno mangiato più frutta, verdura e cereali integrali e meno alimenti molto trasformati, hanno  fatto meglio nelle tre prove di funzione fisica in età avanzata. Inoltre, lo studio ha evidenziato una migliore prestazione in due misure (velocità nell’alzarsi dalla sedia ed equilibrio) tra i partecipanti la cui qualità della dieta è migliorata durante l’età adulta.

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26 Luglio 2018 By Associazione Cuore Vivo

Cuore e psiche: un legame imprescindibile

Per prevenire e curare la cardiopatia ischemica, che è la prima causa di morte nei paesi occidentali e di cui l’infarto è la più temibile manifestazione, non bastano solo medicine e interventi; è insostituibile anche una terapia psicologica integrata. Il legame emerge dagli studi internazionali raccolti nel libro “Psycotherapy for Ischemic Heart Disease”, a cura di AdrianaRoncella, cardiologa interventista e psicoterapeuta, e di Christian Pristipino, cardiologo interventista e presidente della Associazione Italiana di Medicina e Sanità Sistemica.

Il volume propone nuovi modelli di cura integrata tra psicologia e cardiologia, già stati sperimentati in diverse strutture ospedaliere. Il volume contiene contributi, tra gli altri, di Silvio Garattini e di Roberto Latini dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri e di Viola Vaccarino, della Emory University di Atlanta. “Il rapporto tra cuore e psiche è conosciuto. La cosa nuova è che le terapie psicologiche non sono di supporto esterno, ma sono intrecciate strettamente con la terapia medica – ha detto Pristipino – Il cuore e il cervello, spiegano gli esperti, si influenzano reciprocamente: lo stress psico-emotivo precipita l’ischemia miocardica fino al 90% dei casi, innesca l’infarto nel 20% dei casi. D’altra parte, spesso una malattia cardiaca può far cadere in depressione”.

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26 Luglio 2018 By Associazione Cuore Vivo

Spinaci, tacchino, salmone e cereali: ecco il menù antistress

Siete alla ricerca di una cena antistress? Un pasto ideale dopo una giornata particolarmente pesante che vi ha guastato anche l’umore? Ebbene l’avete trovata! Dagli spinaci al cioccolato rigorosamente fondente, passando per tacchino, salmone e zuppa di cereali integrali: ecco i cinque cibi antistress da mettere nel piatto quando si desidera rilassarsi mangiando. Infatti, sono ormai numerosi gli studi scientifici che provano gli effetti antistress di certi cibi, specie quelli che contengono ‘serotonina’ (la molecola del buon umore) o molecole affini, ‘dopamina’, la ‘molecola del piacere’ e sostanze che riducono nell’organismo la concentrazione dell’ormone principale dello stress – il cortisolo.
Il menù degli esperti
Si può cominciare il pasto con un buon contorno di verdura o insalata a foglia verde.Ottimi gli spinaci che contengono ‘folato’ (una vitamina del gruppo B), che l’organismo utilizza per produrre la molecola del piacere, la dopamina, spiega Heather Mangieri della Academy of Nutrition and Dietetics statunitense in un’intervista sul magazine Health.

Come secondo va bene una porzione di tacchino che contiene una quantità apprezzabile di ‘triptofano’, la molecola precursore dell’ormone del buon umore, la serotonina. Uno studio pubblicato sul Journal of Psychiatry and Neuroscience mostra che un grammo di triptofano tre volte al giorno riduce l’aggressività, l’irritabilità e la propensione alla lite e calma. Ottimo anche un secondo di pesce, prediligendo i pesci grassi come tonno o salmone, ricchi di grassi omega-3 che in uno studio sulla rivista Brain, Behaviour and Immunity si sono dimostrati capaci di ridurre del 20% i livelli di ansia di un gruppo di individui.

Come primo si può scegliere un piatto di cereali integrali, pane o pasta o ancora meglio avena: il loro segreto è favorire la produzione di serotonina.

Infine c’è spazio anche per un dessert: sì a cioccolato fondente che abbassa i livelli di cortisolo e con i suoi antiossidanti aiuta a rilassare le pareti dei vasi sanguigni riducendo la pressione del sangue. Alla fine di questo pasto, di certo, lo stress di una giornata pesante risulterà alleviato.

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26 Luglio 2018 By Associazione Cuore Vivo

L’infarto da cocaina

Tra il 6 e il 12% della popolazione italiana concentrata nelle grandi città fa uso di cocaina. Questo, secondo le stime, è strettamente correlato all’aumento delle malattie legato all’apparato cardiovascolare ed in particolar modo all’infarto. A rivelarlo è statoAndrea Frustaci, professore aggregato di Cardiologia Cellulare e Molecolare all’Università Sapienza di Roma, nel corso della seconda giornata del Terzo Congresso Sic (Società italiana cardiologia) – Anmco (Associazione nazionale medici cardiologi ospedalieri) di Lecce. L’evento organizzato da c.labmeeting ha visto la partecipazione di 250 addetti ai lavori tra medici e infermieri provenienti da Puglia e Basilicata.

Nella sessione dedicata a “Malattie cardiache da droga“, è emerso “il dato estremamente allarmante e incontrovertibile del costante aumento di malattie cardiache determinate dall’uso di cocaina e altre sostanze stupefacenti. Si tratta di nuove malattie sociali – afferma Andrea Frustaci – in continuo aumento ma che rappresentano un problema ancora sottostimato. L’uso massiccio di questo tipo di droghe nella popolazione italiana è emerso da recenti analisi dei metaboliti da cocaina nelle acque di drenaggio delle fognature – ha spiegato Frustaci – e noi medici lo rileviamo sempre più di frequente, sia attraverso le analisi del sangue e quelle biochimiche delle urine e dei capelli dei pazienti sospetti, (i metaboliti permangono nel sangue almeno per una settimana e nei capelli, per chi ne fa uso cronico, per molti mesi) che attraverso indagini più approfondite. La biopsia cardiaca consente, infatti – ha aggiunto – di identificare sul cuore del consumatore di cocaina lesioni fortemente sospette”.

Stando a quanto emerso nel convegno, risulta però ancora molto difficile per i medici rilevare in maniera rapida quali pazienti fanno uso di questi stupefacenti, perché generalmente chi si presenta lamentando disturbi attinenti al sistema cardiovascolare (pressione alta, angina, aritmia, ischemia miocardica, infarto) nega di essere un abituale assuntore di droghe. L’atteggiamento dei pazienti che nascondono l’assunzione di droga o di altre sostanze stupefacenti “può essere molto controproducente, anche perché – è emerso nel convegno – le cardiopatie determinate da cocaina necessitano di un tipo di trattamento differenziale rispetto a quelle determinate da altre cause, e addirittura l’utilizzo di certi farmaci può essere controindicato”.

Inoltre l’aumento dei decessi per infarto tra i giovani, secondo gli esperti, “è direttamente collegato all’aumento del consumo di determinati additivi. Rilevanti – ha sottolineato Frustaci – sono anche i danni che l’uso di tutte le droghe che agiscono sul sistema nervoso, come la cocaina, ecstasy e crac, determina nell’organismo con morte neuronale, cerebrale e riduzione di capacità cognitive importanti”. In tale situazione emerge prepotente la necessità di una formazione più specifica dei medici italiani, come ha sottolineato Frustaci: “La preparazione del cardiologo, del medico e soprattutto del medico del Pronto soccorso – ha detto – deve includere anche la considerazione che stanno emergendo nuove patologie sociali. La malattia cardiaca da cocaina è appunto una di queste. Attualmente non c’è ancora un’adeguata formazione nel settore e bisogna cercare di colmare queste lacune, perché l’uso delle sostanze tossiche è un fenomeno in aumento, ancora poco manifestato dai pazienti – a causa di una reticenza morale – e ha una sequela di eventi che possono essere non facilmente predicibili e necessita di un tipo di trattamento differenziale rispetto ad altri”.

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26 Luglio 2018 By Associazione Cuore Vivo

Miele riduce infezioni da catetere

Il miele manuka potrebbe essere il segreto per mantenere i tubi flessibili in uso negli ospedali liberi da contaminazioni batteriche. Ciò suggerisce che anche se fortemente diluito questo tipo di miele possa limitare attività e crescita batterica su qualsiasi superficie, compresa la plastica.

E’ stata dimostrata la creazione e la crescita di biofilm su dispositivi medici, e questo fenomeno potrebbe creare reservoir batterici e causare infezioni. Essi sono particolarmente rischiosi nei pazienti portatori di cateteri urinari, in quanto essi di solito permangono per lunghi periodi di tempo. Ne deriva che il loro impiego, che interessa un paziente su 4, sia associato a frequenti complicazioni, come infiammazioni ed infezioni.

Il miele viene impiegato da secoli come rimedio per la salute, ma alcune recenti ricerche suggeriscono che esso possa avere proprietà antibatteriche ed antinfiammatorie. Il miele manuka si produce in Australia e Nuova Zelanda, e proviene da api che impollinano gli alberi manuka locali. Esso è altamente viscoso, e vi sono prove del fatto che sia stato impiegato in passato per trattare ferite infette.

Diversi studi suggeriscono che il miele manuka sia efficace anche se impiegato su ferite aperte ed ulcere degli arti inferiori, ed è utile anche nel combattere infezioni e promuovere la guarigione. Una ricerca congiunta delle Università di Southampton e Portsmouth, effettuata in laboratorio, ha dimostrato che il miele diluito rappresenta un agente potenzialmente utile per ridurre la formazione di biofilm su dispositivi interni in plastica come i cateteri urinari, probabilmente mediante l’uso periodico di un agente per il lavaggio.

Il paziente, peraltro, potrebbe anche trarre beneficio dalle proprietà antinfiammatorie del miele, che sono generalmente più forti nei mieli scuri, come il manuka. Un altro fattore importante consiste nel fatto che l’uso del miele eliminerebbe probabilmente il problema della resistenza agli antibiotici. Questi dati comunque provengono da osservazioni su situazioni di laboratorio, e sono necessarie ulteriori ricerche per verificarne la riproducibilità in ambito clinico. (J Clin Pathol online 2016, pubblicato il 27/9)

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